Milano, 11 novembre 2014 - 11:30

Tra la generazione-smartphone
«Noi? Siamo lettori un po’ carbonari»

Tra classici e postmoderni, ebook e strenua fedeltà al libro di carta: alla vigilia dell’apertura di BookCity siamo andati a vedere che cosa leggono gli universitari

di Stefano Landi

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Un libro è per sempre. Nel senso che te lo puoi portare dietro una vita. Incapace di arrivare alla fine, sovrastato dalla frenesia globale da social network. Rifugiarsi dentro una pagina scritta però ha ancora il suo fascino catartico. Lo dimostrano i giovani, quelli che secondo le ricerche sarebbero una generazione allergica alla letteratura. Da quest’anno, BookCity sfida il corso della storia e entra nelle università, per progettare la rivincita del sentimento verso il pas

foto: Piaggesi
foto: Piaggesi

satempo più antico di sempre. Milano. Viaggio tra i banchi di Bocconi e Naba (Nuova Accademia di Belle Arti). Gli studenti non sbiancano davanti alla domanda: «L’ultimo libro che hai letto?» Anzi, vuotano il sacco del loro flusso narrativo. «Iniziative così sono fondamentali per uscire dal guscio di una generazione malata di telefonini» dice Chiara Carosi, 19 anni, che nel secondo anno di Economia viaggia con l’insostenibile leggerezza di nove esami al mese. Poi però arriva l’estate. «Scarico sull’eBook una sfilza di fantasy, Licia Troisi, Tolkien. Poi i classici, come l’Iliade, crescendo si impara ad apprezzarli». Il momento della scelta del libro resta un bel momento. «Mi perdo tra sinapsi, scelgo di pancia» aggiunge Chiara.

Una volta la libreria era un buon posto dove darsi appuntamento. Regalare un libro, un modo difficile ma sicuro di fare colpo. Lara Iannò, 19 anni, sta comprando Festa Mobile di Hemingway per un’amica con cui ha partecipato a un corso di scrittura creativa alla scuola Holden di Torino. «Mi piacciono autori dal linguaggio sofisticato: Benni, Borges, Foster Wallace. Un libro mi deve sfidare, ogni frase mi deve aprire una porta». Tabita Costantino, 23 anni, tarantina, dirige «Tra i Leoni», il giornale dell’università Bocconi. Ama Calvino, Dostoevskij, in libreria preferisce i libri usati che hanno ancora più sapore. «Perché il fine della mia lettura non è rilassarmi, ma immedesimarmi. Leggo a casa, la sera, non capisco chi lo fa in metropolitana, la lettura interrotta non funziona». Più nazionalista Marco Ruini, 21 anni, che nello zaino tra manuali di macroeconomia ha Donato Carrisi e Massimo Carlotto. In aula li nasconde. «Per qualcuno leggere è da sfigati, fingo di chattare mentre mi bevo l’ultimo di Arturo Pérez-Reverte o Sophie Kinsella. In questo il digitale aiuta a confondere le idee» racconta. Breve sondaggio: Marco non è l’unico carbonaro della lettura. Liana Montone, 23 anni, responsabile dell’associazione letteraria «Bocconi d’Inchiostro» (130 iscritti) spiega: «I ragazzi non pensano che un avvocato o un economista possano diventare un grande poeta: vogliamo buttar giù il muro di resistenza, dar vita alle passioni, non solo ai numeri» spiega lei che nell’ultimo rientro dalla sua Avellino si è letta una raccolta di poesie di Paulo Coelho. Altri come Liana sono venuti a Milano a studiare da lontano.

Hanno case essenziali in cui poca gloria è lasciata alle librerie. Qui (comodino compreso) resistono i greatest hits, quelli a cui non si può rinunciare. Per affinità scolastiche, alla Naba si legge di più. Valentina Carnevali, 21 anni, si pente di aver scoperto Facebook. «Ti brucia attenzione. Vivendo da pendolare con Saronno, il treno è diventato la mia sala di lettura. Ammaniti, Bulgakov, le poesie di Alda Merini. I libri li prendo dagli scaffali dei miei genitori» racconta. Come Giulio Olivero, 22 anni, che però pesca anche in affitto dalle biblioteche della sua Abbiategrasso. «Ho scoperto il fascino della lettura negli ultimi anni grazie ai romanzi di Palahniuk: sui mezzi pubblici prima ascoltavo musica, ora leggo» racconta. Continua a preferire nutrire l’orecchie che gli occhi il suo compagno di banco Ruggiero Baisi, 22 anni. «Da quando si può leggere su tablet compro più libri: il fatto di non doverli ordinare e poter scegliere anche a mezzanotte dà molta libertà». C’è poi chi come Stefania Lattuati, 21 anni, preferisce biografie d’artisti o libri di cantautori. «Ho sottolineato più cose nell’ultimo romanzo de Il Cile che in uno di Baricco» racconta lei che insieme ad altri cinque studenti di Naba curerà l’allestimento scenografico di BookCity alla Rotonda della Besana. L’Oscar alla Lettura va a Elettra Dini, lucchese, 23 anni. «Scelgo storie autobiografiche: mi basta una base di verità per liberare l’immaginazione». Elettra ha le idee chiare anche sull’evoluzione del libro. «Trovo gli eBook nocivi per gli occhi: per me la cosa più bella resta regalare un romanzo. Perché spesso quello che voglio dire a una persona è scritto tra le righe di un libro».

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