Zaia: «Resto basito, è una presa in giro: la misura è colma»

Sabato 20 Luglio 2019
LA REAZIONE
TREVISO «Resto basito». Ma senza parole ci rimane per poco. Poi il governatore Luca Zaia diventa un fiume in piena che si riversa contro chi festeggia accordi per un'autonomia invece ancora lontana. E tanto per chiarire, puntualizza: «Non ci può essere accordo per l'autonomia fino a quando non firmo io. Vedo gente festeggiare non si capisce cosa. La Costituzione è chiara: l'autonomia c'è quando si trova l'intesa tra Governo e Regioni». Zaia alza le barricate. L'autonomia leggera che sta prendendo forma a Roma è un'altra cosa rispetto a quella disegnata dal team di costituzionalisti e professori messo assieme per portare una proposta concreta sul tavolo del Governo. E il governatore non è disposto ad accettare accordi al ribasso. «Il punto insindacabile, fatte salve tutte e 23 le nostre richieste, è di sicuro la norma finanziaria. Quando uno predispone un progetto di autonomia deve subito mettersi d'accordo col Governo sui soldi. A me risulta che oggi ci sia ancora qualcuno che ha da ridire su una norma decisa mesi fa. E ci dicono non sappiamo chi l'ha decisa. Noi abbiamo parlato col ministro delle Finanze: ci dicano loro, a questo punto, con chi dobbiamo confrontarci. Mi sembra lunare questo dibattito. Che dicano che non vogliono l'autonomia. Dalla bozza è sparita la scuola? Non ho visto nulla e non firmerò mai una cosa del genere. E anche i miei colleghi di partito la pensano così».
IL BERSAGLIO
La dichiarazioni del premier Giuseppe Conte volevano essere rassicuranti, ma arrivate a Venezia si sono tramutate in benzina sul fuoco. I contenuti sull'autonomia spacciati come condivisi, in realtà, non lo sono affatto. E Zaia lo rimarca con forza: «Il presidente del Consiglio può dire quello che vuole, ma non parla delle nostre volontà. Voglio ricordare ai cittadini che il presidente sta semplicemente tentando di fare una bozza da proporci per il contratto da firmare. Diremo noi se ci va bene o no. E mi risulta anche che all'interno del Consiglio dei ministri siano tutti d'accordo con quello che si sta decidendo. Non vedo tutta questa euforia e i festeggiamenti che qualcuno sta facendo. Vedo, con stupore, che i grillini si vendono la pelle prima di aver catturato l'orso. Non hanno ancora capito che l'intesa deve esser firmata tra governo e regione, se sarà vera autonomia firmo, se no la rimando al mittente».
TENSIONE ALLE STELLE
«Ci sentiamo presi in giro». Il governatore lo ripete più volte, batte sul punto come un martello per essere sicuro che il messaggio passi: «Sono passati 636 giorni dal referendum - ricorda - abbiamo fatto tutta l'attività propedeutica già un anno fa, non è possibile che il Governo si riunisca una volta alla settimana e ogni volta disfa quanto fatto la settimana prima, è una presa in giro». Quindi l'avvertimento: «Le farse non ci piacciono. Sfido il governo a presentarci un progetto organico di quello che, per loro e per il presidente del Consiglio, è l'autonomia. Perché a tutt'oggi sento microdichiarazioni, pezzi di intesa: è una cosa su cui è difficile orientarci». In questo caso l'unica bussola possibile è il progetto portato a Roma: «Vogliamo che sia valutato il progetto che abbiamo presentato, redatto da autorevoli costituzionalisti e accademici, ma anche esperti di fisco e tributi. Che prendano e ci dicano questo sì, questo no e ci facciano una proposta. Per ora siamo solo al riscaldamento a bordo campo che non serve a nulla».
L'AFFONDO
Infine lo scatto d'orgoglio: «Siamo cinque milioni di veneti, 150 miliardi di Pil, ne abbiamo le tasche piene di pagare per vedere gente sprecare. La finiscano, compreso il presidente del Consiglio, di parlare di unità nazionale, di secessione dei ricchi, di serie A e serie B perché noi non vogliamo intaccare l'unità nazionale, non vogliamo affamare chi va peggio di noi. Vogliamo fare in modo che i virtuosi siano premiati. Questo lo possiamo dire o è proibito? Ci sentiamo presi in giro. E i cittadini hanno ragione ad arrabbiarsi. Vedere che le riunioni del presidente del Consiglio producono il nulla, se non conferenze stampa e dichiarazioni, direi che è poco rispettoso di 2milioni e 328mila veneti che sono andati a votare». E poi allarga il discorso alle altre regioni, tanto per far capire che il Veneto non è solo: «Andate a chiederlo anche a Lombardia, Emilia Romagna e chi ha chiesto l'autonomia. Io non ho ancora capito cosa voglia fare il presidente del Consiglio. Stiamo attendendo la loro proposta, che non deve esser definitiva. Si parla di intesa tra Governo e regione, non del contratto del Governo da sottoporre alla regione, che è un'altra cosa. Quindi dal notaio si va in due e dobbiamo esser concordi sul testo da firmare. La politica del gambero diventa. Noi Veneti siamo gente pratica: la misura è colma».
Paolo Calia
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