Torino, con la scuola fai da te arriva il primo istituto “no vax”

Un’associazione di Orbassano punta sull’istruzione parentale per aggirare i divieti. Ma la regione Piemonte si prepara già alla guerra

Torino, con la scuola fai da te arriva il primo istituto “no vax”

La scappatoia, ammesso che esista per davvero, si annida dentro le pieghe del sistema scolastico. Home schooling, scuole parentali: quel sistema di istruzione parallelo che consente alle famiglie di non mandare i propri figli a scuola ma di provvedere da sé, o in gruppi. Secondo l’ultimo censimento del ministero dell’Istruzione in Italia un migliaio di famiglie ha optato per l’educazione fai da te. Ed è proprio su questo sistema, fatto di regole e controlli non sempre serrati, che si stanno dirottando le speranze delle famiglie contrarie alle vaccinazioni.

Una scuola «no vax», forse la prima in Italia, certo non l’ultima, aprirà domani a Orbassano, alle porte di Torino. Le aule della Scuoletta Montessori sono stranamente vuote. Nessun banco, niente lavagne e nemmeno una cattedra. Da domani all’elenco delle anomalie se ne aggiungerà un’altra: niente certificato con le vaccinazioni per i bambini iscritti. «Siamo un’associazione culturale e non rientriamo nell’ambito di applicazione del decreto Lorenzin - spiega Mara Parisi, la presidente. -ma non è questa la nostra prerogativa. Qui può venire chi vuole. Il 30% dei bambini iscritti è regolarmente vaccinato».

Alla Montessori, nonostante le apparenze granitiche (Mara Parisi ha quattro figli, nessuno è vaccinato), rifiutano l’etichetta di scuola «no vax», La struttura, ricavata in un vecchio ristorante per matrimoni, è immersa nel parco di Stupinigi. Il percorso formativo è «alternativo»: dalla materna (Casa dei bambini) alle medie (Casa dei ragazzi) sono gli alunni a decidere dove posizionare mobili e arredi. Non ci sono lezioni frontali, libri di testo e compiti a casa. Gli elementi cardine di un progetto nato cinque anni fa sono il metodo Montessori e la pedagogia all’aperto.

Dopo sette mesi di lavori la struttura verrà inaugurata: «Abbiamo 130 iscritti, fatto più di mille colloqui con i genitori. Forniamo una risposta a tante famiglie spiazzate, ma non cavalchiamo l’onda “no vax”. Non ne abbiamo bisogno», puntualizza la presidente. Certo è che il decreto del governo e il caos che si è scatenato hanno imposto una decisa impennata alle iscrizioni. I posti sono andati esauriti. «Mia figlia ha 7 anni, ha fatto solo vaccini omeopatici e non ha mai preso una medicina - racconta Giovanni Civita, idraulico- è il posto migliore per lei. Qui ci sentiamo al sicuro». I genitori sembrano entusiasti e chi ha vaccinato i propri figli per nulla spaventato all’idea di lasciarli a contatto con coetanei scoperti. «Ho visto bambini morire per un morbillo, ma sono qui perché credo nel percorso formativo», racconta con fatalismo Erika Littera, impiegata e madre di un bimbo di 3 anni già vaccinato.

Di sicuro, a Orbassano, le famiglie possono contare su una struttura disposta a respingere diktat e obblighi. «Personalmente credo che il sistema delle vaccinazioni di massa sia sbagliato. Dovrebbero essere effettuati screening individuali e i vaccini non dovrebbero contenere metalli pesanti - rivela Mara Parisi - . La nostra intenzione è di non fornire nessun certificato, poi se ci saranno problemi vedremo con i nostri legali». Non è una eventualità residuale. La Regione Piemonte sembra avere adottato un atteggiamento inflessibile. Ancora ieri ha chiarito che l’obbligo di vaccinare i bambini è tassativo per quelli con più di sei anni, in età da scuola dell’obbligo. Per i più piccoli, possono considerarsi esenti solo i bimbi tenuti a casa. Tutti gli altri, che frequentino asili pubblici o privati, micronidi, strutture aziendali, condominiali o parentali, non sfuggono alle regole: riceveranno la lettera dell’Asl che li invita a vaccinare i figli e, se non provvederanno, saranno soggetti a controllo e sanzioni.

Sarà battaglia. Le famiglie anti vaccini si stanno organizzando. E poiché le scuole che offrono scappatoie sono poche, promettono di combattere dentro il sistema ufficiale. Le associazioni «no vax» hanno diffuso un decalogo: rimandare i colloqui con le Asl e in ogni caso registrarli; prendere tempo finché non arriva la multa, quindi rivolgersi agli avvocati; chiedere ai pediatri la verifica dei titoli anticorpali; infine, minacciare di denuncia insegnanti e altri genitori che chiedono lumi sullo stato di vaccinazione dei propri figli.

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