Politica

La Russia minaccia un giornalista italiano: "Chi scava la fossa ci cade dentro"

Il cronista Jacopo Iacoboni attaccato per il suo lavoro dal portavoce del ministro della Difesa di Putin. Di Maio e Guerini: "Alla Federazione diciamo grazie per gli aiuti ma l'informazione è un valore fondamentale"
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ROMA - La difficile coesistenza tra la Russia di Putin e la libertà di stampa questa volta ha travalicato i confini della Federazione per deflagrare in Italia. Un generale al servizio dello "zar" di Mosca, e del ministero della Difesa in particolare, censura e minaccia pesantemente il quotidiano La Stampa e il giornalista che ha firmato una serie di inchieste pubblicate sugli aiuti sanitari (con supporto militare) spediti nel nostro Paese. Diventa un caso diplomatico che costringe il governo a intervenire.


I fatti. Il giornale torinese da fine marzo pubblica tre servizi di Jacobo Iacoboni con cui vengono posti parecchi interrogativi sulle reali finalità e soprattutto sull'effettiva utilità degli aiuti inviati da Mosca per l'emergenza coronavirus.

L'attenzione è centrata sui 120 militari russi che compongono la missione anti-Covid19 e sulle forniture recapitate, definite "inutili all'80%". Nei giorni scorsi vengono formalizzate le proteste dell'Ambasciata russa a Roma e del ministero degli Esteri. Finché giovedì sera, dal ministero della Difesa di Mosca, non parte il comunicato stampa del portavoce, il generale Igor Konashenkov.

Dichiarazione del portavoce del Ministero della Difesa maggior generale Igor Konashenkov: Abbiamo prestato attenzione...

Pubblicato da ?????????? ?????? su Giovedì 2 aprile 2020

Nel documento si sottolinea come gli epidemiologi militari russi "stanno debellando il Covid 19 in 65 case di riposo di Bergamo, assieme ai loro colleghi italiani". Poi il documento si occupa del quotidiano italiano, accusato di "russofobia" e di propagare "fake news".

Si allude a anche a presunti "committenti della russofobia de La Stampa". Ma soprattutto il generale chiude la sua nota con una citazione dai toni alquanto minacciosi: "Qui fodit foveam, incidet in eam: chi scava la fossa in essa precipita". Quanto di più sinistro si possa leggere, da un portavoce del governo di un Paese accusato più volte di avere inquietanti precedenti nei rapporti con la stampa dissidente.

Interviene il direttore Maurizio Molinari, parlando di "mancato rispetto per il diritto di cronaca" e di "espliciti insulti". Generale l'indignazione del mondo politico (tranne che da Lega e Fdi). Il Cdr di Repubblica esprime vicinanza a Iacoboni e alla sua redazione e parla di "attacco al ruolo della libera stampa".

Da più parti viene invocato un intervento del governo, che alla fine arriva anche dopo un contatto e un chiarimento tra il premier Giuseppe Conte e il presidente Vladimir Putin. "L'Italia è grata per gli aiuti della Russia", si legge in una nota dei ministeri della Difesa (Guerini) e Esteri (Di Maio) in cui si elencano uno per uno quegli interventi. "Non si può, allo stesso tempo, non biasimare il tono inopportuno di certe espressioni. La libertà di espressione è valore fondamentale del nostro Paese". Il caso, per il momento, viene chiuso così.
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