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Una passione che non si è mai spenta nonostante avventurieri e fallimenti

MESTRE. Per i tifosi, quelli che non hanno mai mollato nemmeno ai tempi della Terza categoria, dubbi non ce ne sono: la squadra che l’altro ieri a Vigasio ha conquistato la Lega Pro continua la...

di Maurizio Toso
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MESTRE. Per i tifosi, quelli che non hanno mai mollato nemmeno ai tempi della Terza categoria, dubbi non ce ne sono: la squadra che l’altro ieri a Vigasio ha conquistato la Lega Pro continua la tradizione del Mestre nato nel 1929. La storia societaria arancionera, però, da trent’anni a questa parte è ricca, ricchissima di mosse societarie, rifondazioni, cambi di denominazione. Tutto, a ben vedere, frutto di una voglia di non chiudere mai con una tradizione che per molti mestrini va ben oltre il semplice fatto sportivo.

La fusione con il Venezia del 1987 aveva fin dal primo momento causato due reazioni: rabbia verso la dirigenza del tempo e volontà di rifondazione. Nell’estate 1991, riappare il nome Mestrina: l’iniziativa è dei fratelli Mognato, che lo abbinano a quello del Malcontenta (91/92 in Eccellenza). Dalla stagione successiva, però, il nome diventa Mestre e sul piano societario si registra un avvicendamento, con Luigi Liotto che subentra ai Mognato. Sono anni eccezionali, culminati in due promozioni consecutive (94/95 e 95/96) che portano gli arancioneri dall’Eccellenza alla serie C/2. I cambi al vertice del club non mancano, nell’autunno del 1996 Liotto cede la società a Vittorio Ubaldo Testi, imprenditore del settore tessile che resterà in sella solo un anno, visto che nell’estate del 1997 arriva Luigi Dalla Costa, al tempo patron della catena di profumerie Laguna. Dalla Costa ha progetti ambiziosi, porta nel 2000/2001 il Mestre a un passo dalla C/1, sfumata dopo il playoff (doppio 0-2) con la Triestina. L’imprenditore, però, allo stesso tempo ha preso anche il Genoa, mossa che in qualche modo ha conseguenze negative per il club mestrino, che nel 2001/2002 deve accontentarsi di una salvezza sofferta. Il disastro è dietro l’angolo, nell’estate del 2002 Dalla Costa si sfila, lascia il Mestre a una cordata napoletana, che ruota soprattutto attorno a Gaetano Battiloro e Michele Ciccone. Nel corso della stagione 2002/2003 ne succedono di tutti i colori, tra viavai di giocatori, conti non pagati a fornitori e ristoranti, stipendi che mancano si arriva al peggiore degli epiloghi: prima il Mestre retrocede in D e poi, sommerso dai debiti (il conteggio arriverà a un certo punto a 2 milioni di euro circa) viene dichiarato fallito. Questo sicuramente è il momento più doloroso.

Si riparte dalla Terza categoria con l’AS Mestre 2003, la svolta però è nel 2014: l’Edo Mestre (Eccellenza) diventa Mestrina dopo un passaggio di proprietà a Ignazio Guerra e contemporaneamente Stefano Serena, attuale patron arancionero, entra nel Mestre (Prima categoria). Tutti capiscono che c’è bisogno di un’unica squadra e nell’estate 2015, grazie a una serie di operazioni a livello federale, il nuovo Mestre di Serena acquisisce di fatto i diritti dell’Union Pro e l’accesso alla serie D. Proprio Stefano Serena, dunque, va considerato l’uomo del rilancio del calcio cittadino. Il resto è storia recente, dopo un annata di rodaggio, adesso, arriva il salto in Lega Pro. La città ritrova il calcio che conta, i tifosi mestrini ritrovano il “loro”, mai dimenticato, Mestre.

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