Un miserabile miracolo. Henry Michaux e la mescalina

Henri Michaux

“Questo libro è un’esplorazione. Per mezzo di parole, segni, disegni. La mescalina, il soggetto esplorato”. Così Henri Michaux, grande poeta, scrittore e pittore belga naturalizzato francese, apriva Miserabile Miracolo.

Era il 1954, e all’età di 55 anni, Henri Michaux, già artista di fama internazionale e viaggiatore esperto che aveva girato tutto in tutto il mondo come marinaio, intraprendeva un altro tipo viaggio, esplorando e descrivendo sistematicamente gli effetti di varie sostanze psicoattive sui suoi processi mentali e creativi.

Assistito da uno psichiatra, Michaux conduceva una serie di esperimenti per circa dieci anni, iniziando dalla mescalina, per poi provare l’LSD, la psilocibina, la cannabis.

Ciò che viene presentato in Miserabile Miracolo, come scriveva Michaux, è un testo, “più tangibile che leggibile”, rimodellato dal manoscritto originale scritto o scarabocchiato e disegnato sotto gli effetti della mescalina.

Numerosi disegni e molte delle pagine annotate a mano sono fortunatamente riprodotte. Questo materiale rappresenta la parte più impressionante del libro. E più delle parole stampate ci dà l’idea degli effetti della mescalina vissuti da Michaux nella mente e nel corpo.

 

Le allucinazioni da mescalina sembrano esperimenti di laboratorio

Henri Michaux, Disegno con mescalina, 1954

Il testo offre numerose interessanti descrizioni. La dominanza del colore nelle allucinazioni prodotte dalla mescalina, per esempio, una proprietà che si accompagna alla perdita di suono:

“La sensibilità da un lato richiede insensibilità dall’altro”.

Michaux riconosceva che mescalina è qualcosa di potente, ma è più turbato che soddisfatto dalla sua azione, specialmente per l’implacabile purezza delle sue visioni. Egli scopre infatti che gli effetti sono “così completamente visivi da essere veicoli del puro mentale, dell’astratto”.

Per questo, continua, “La mescalina diminuisce l’immaginazione. Castra, desensualizza l’immagine. Rende le immagini al cento per cento pure. Esperimenti di laboratorio”.

Come aveva già evidenziato Baudelaire nei Paradisi artificiali, anche Michaux realizza che le visioni allucinate prodotte dalle sostanze psichedeliche sono inutilizzabili, indescrivibili a parole, per questo inquietanti, morbose.

Henry Michaux, Disegno con mescalina, 1954
Henri Michaux, Disegno con mescalina, 1954

“Le difficoltà insormontabili derivano dalla velocità senza precedenti dell’aspetto, dalla trasformazione, dalla scomparsa delle visioni; dalla molteplicità, dalla presenza di sciami in ogni visione; dal loro svilupparsi in ventagli e ombrelli, in progressioni autonome, indipendenti, simultanee; prive di emozioni; dal loro aspetto inetto e ancor più meccanico di scoppi di immagini, esplosioni di “sì” o “no”, esplosioni di movimenti stereotipati. Neanch’io ero neutrale. La mescalina e io eravamo più in lotta che insieme. Sono stato scosso, rotto […]” E continua: “Mi ero preparato ad ammirare. Ero andato fiducioso. Quel giorno, le mie cellule sono state rimescolate, scosse, sabotate, messe in convulsione. […] Era con le mie terribili scosse, che la mescalina faceva lo spettacolo. Ero uno spettacolo pirotecnico, che disprezza l’artefice che la prende, anche se gli dimostra che lui stesso è l’artefice.

Come si vede chiaramente nei 48 disegni sparsi nel testo, nelle sue esperienze con la mescalina Michaux si trovava a “fissare un movimento browniano” nel “panico della percezione, […] distratto, stanco di essere distratto, la vista di questo microscopio”.

 

Prigioniero in un laboratorio cerebrale

Aveva provato a cercare il soprannaturale, di liberarsi con la mescalina dalla ristretta dimensione in cui vive l’uomo. Ma, come scrive, finì per sentirsi “preso e prigioniero in un laboratorio cerebrale”.

Alla fine dell’introduzione di Miserabile Miracolo Michaux proponeva un commento amaro: “Dovremmo parlare di piacere? È stato spiacevole.

Forse ci si può lasciare andare a una certa corrente che potrebbe somigliare alla felicità. Così, raramente, capita ad alcuni, una volta che passa l’angoscia della prima ora data dal confronto col veleno, o l’ansia di chiedersi se non si possa svenire. Ci ho creduto? Non sono sicuro del contrario. Eppure, in queste ore inaudite, trovo, nel mio diario, queste parole, scritte più di cinquanta volte, goffamente e stentatamente: intollerabile, insopportabile.

Tale è il prezzo di questo paradiso (!)”. E, come raccontava Michaux, se si indulge e si eccede con le dosi, come purtroppo ha avuto modo di constatare, “il miserabile miracolo diventa un miracolo terrificante”.

Come è facilmente intuibile, Michaux aveva capito: “questa non è la droga per me”. Attraverso la mescalina Michaux comprendeva qualcos’altro e forse più fondamentale: “La mia droga è me stesso, ciò che proprio la mescalina mette al bando.”

 

Stefano Canali

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