La Nuova Sardegna

Fece crac a Villacidro, il Brasile lo finanzia

di Mauro Lissia
Fece crac a Villacidro, il Brasile lo finanzia

Fiocco: «Produrrò aerei». Con la Aviotech prese 8 miliardi di lire dallo Stato, fallì e fu condannato

03 agosto 2013
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CAGLIARI. Dalla Sardegna, dove aveva promesso di portare l’industria aeronautica, è sparito. Dissolti anche gli otto miliardi di lire che lo Stato gli aveva assegnato per creare posti di lavoro a Villacidro. Condannato in primo grado a sette anni di carcere per bancarotta fraudolenta, Luigino Fiocco è ricomparso in Brasile, dove si prepara a incassare un consistente contributo statale per avviare una fabbrica di piccoli aerei ed elicotteri.

Nello stato del Paranà gli hanno dato fiducia e il viso sorridente del vulcanico Luigino è già comparso sulla Gazeta Maringà al fianco del prefetto Carlos Roberto Pupin, il sindaco della città. In Sardegna Fiocco s’era presentato come socio fondatore dell’Aviotech, nel grande paese sudamericano si qualifica come plenipotenziario dell’Avio International Group, una holding svizzera fondata nel 2007 che annuncia con enfasi il primo sbarco extraeuropeo. Anche qui girano i soldi: l’investimento garantito da Fiocco è di 174 milioni, il governo brasiliano darà il suo contributo e nella città di Maringà dovrebbe sorgere uno stabilimento in grado di produrre da gennaio 2014 non meno di 600 elicotteri e 200 aerei, con mille posti di lavoro.

Una prospettiva simile era stata presentata anche in terra sarda, con fatti ampiamente ricostruiti negli atti giudiziari a suo tempo raccolti dal pm Mario Marchetti. A Villacidro il nome di Fiocco suscita ancor’oggi ricordi indelebili: rilevata non senza trionfalismi l’agonizzante Vilca, Luigino Fiocco aveva promesso di costruire in Sardegna gli ultraleggeri in fibra di carbonio, gli aerei spia a decollo rapido. Non solo: il progetto industriale prevedeva la produzione di scocche per le Ferrari da formula uno, telai per le biciclette professionali e altre meraviglie della tecnologia destinate a far sognare i 56 operai rimasti a terra dopo il fallimento della Snia Viscosa. All’orizzonte industriale dell’isola sembrò comparire finalmente il profilo incoraggiante dell’innovazione, un’industria che non inquina e che qualifica la manodopera su produzioni ad altissimo valore aggiunto. Era il 1999, com’è finita è tristemente noto a tutti: Fiocco e il suo staff di collaboratori sparirono dalla scena portando con sé, sulla scia di un fallimento dichiarato formalmente nel 2002, otto miliardi di lire arrivati dalla famigerata legge 488 per le iniziative industriali, soldi perduti in una contabilità divenuta un rompicapo da enigmisti. Dodici anni più tardi, il 20 maggio 2011, l’imprenditore incassò una condanna a sette anni di carcere dal tribunale di Cagliari: colpevole di bancarotta fraudolenta così come l’amministratore della società e il responsabile di un’azienda collegata. Ma il tempo fu generoso, perché la prescrizione aveva ormai sfrondato il capo d’imputazione dalle accuse di truffa e reati fiscali. Ora, a quattordici mesi da quella sentenza, è in corso il processo d’appello e Fiocco ne attende gli esiti libero di elaborare altri progetti industriali basati su aiuti pubblici: la prossima udienza è prevista per il prossimo 5 novembre, ma se la condanna venisse confermata resterebbe comunque il ricorso per Cassazione e quindi almeno altri due anni di libertà. Nel frattempo, al sole del Paranà e chissà dove, Luigino Fiocco curerà con calma i propri affari.

Non è un latitante come credevano i cronisti di Maringà e per la giustizia italiana resta a tutt’oggi una condanna a 7 anni ma in attesa dell’appello. Solo che adesso in Brasile, grazie alla potenza della rete, lo conoscono meglio e sanno quali sono stati i suoi precedenti business.

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