Ponticelli, Ravveduto presenta il suo ultimo libro: «Lo spettacolo della mafia»

Ponticelli, Ravveduto presenta il suo ultimo libro: «Lo spettacolo della mafia»
di Alessandro Bottone
Venerdì 18 Ottobre 2019, 09:19
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Le mafie e il loro racconto nella narrazione pubblica: come i modelli, i miti e i codici di clan e gruppi malavitosi italiani sono stati raccontati dai mezzi di comunicazione di massa, dal cinema al web, e come questi hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica. É l’intreccio de «Lo spettacolo della mafia. Storia di un immaginario tra realtà e finzione» (Edizioni Gruppo Abele, 2019), l’ultimo libro di Marcello Ravveduto, docente universitario, giornalista e scrittore.
 


Il testo è stato presentato nella Casa del Popolo di Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli. All’iniziativa, organizzata da Libera Contro le mafie e dalla fondazione Pol.i.s., erano presenti, oltre l’autore: don Andrea Bigalli, referente regionale di Libera Toscana; Rosaria Manzo, vicepresidente fondazione Pol.i.s nonché presidente dell'associazione familiari delle vittime della strage sul rapido 904; il giornalista Sandro Ruotolo. Fabio Giuliani, referente Libera Campania, definendo il libro di Ravveduto un vero e proprio manuale, ha sottolineato la responsabilità del giornalismo nel racconto delle mafie e dei fatti che avvengono nel nostro Paese. Franco Nardi della Casa del Popolo ha chiesto alle persone presenti di esprimere solidarietà e vicinanza ai Curdi che vivono terribili giorni per l’offensiva turca: lo ha definito «un popolo disgraziato» a cui non sono stati riconosciuti ancora la propria identità e la libertà di vivere serenamente. Don Bigalli, invece, ha espresso solidarietà ai lavoratori della Whirlpool di Barra di cui ancora non si conosce il destino occupazionale. Pasquale Leone, attivista di Libera e presidente dell’associazione TerradiConfine, ha salutato i diversi familiari di vittime innocenti presenti in sala.

Il giornalista Sandro Ruotolo ha dibattuto sulla necessità di approfondire il rapporto tra le mafie e il potere politico-economico e del cambio avvenuto nelle organizzazioni criminali di stampo mafioso tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso ma anche della diversa coscienza dei cittadini di fronte ai fenomeni camorristici che si registra negli ultimi anni. Ruotolo ha riflettuto sui diversi paradigmi del mondo dell’informazione di ieri e di oggi, sull’importanza delle «piazze televisive» dei decenni scorsi e dell’essenzialità della figura del giornalista come mediatore. Rispetto al libro di Ravveduto ha spiegato come è cambiato il racconto delle mafie nelle produzioni audiovisive degli ultimi anni e della necessità di una risposta critica rispetto a certe narrazioni.

Don Bigalli - che è anche giornalista e critico cinematografico - ha affermato che non sempre l'opinione pubblica ha una adeguata conoscenza collettiva, come evidente per la storia più recente del nostro Paese, ma non solo. Sottolineando l'importanza delle associazioni nella testimonianza della storia delle vittime innocenti delle mafie, ha mostrato dubbi sulla possibilità che una buona audience ottenuta da film e fiction sui temi della memoria corrisponda necessariamente a una giusta conoscenza dei fatti. Ha parlato anche di «mafia capitale» e della necessità di approfondire la conoscenza del cosiddetto «mondo di mezzo», punto da cui partire per la lotta alle mafie.

Rosaria Manzo ha parlato della strage del Rapido 904 avvenuta il 23 dicembre 1984. «La verità giudiziaria inizia a pesare perché non la vediamo, ci sembra sempre più lontana, ma proviamo a ricostruire una verità storica» ha detto la presidente dei familiari delle vittime che evidenzia il silenzio politico-mediatico sul tragico fatto a trentacinque anni di distanza e sull’importanza di fare memoria su di esso.

Nel libro - la cui prefazione è firmata da Enzo Ciconte - Ravveduto analizza una serie di produzioni audiovisive, artistiche e letterarie che trattano di mafie. L’obiettivo è raccontare come le mafie si sono formate nel racconto dei media: dal cinema alla televisione, dai romanzi ai social network. «La mafia è una storia di public history, si è formata in pubblico e grazie al racconto dei media» ha detto Ravveduto che ha analizzato anche gli utilizzi dei social network da parte dei giovani criminali, degli aspetti che accomunano i loro comportamenti a quelli di esponenti della mafia dei decenni scorsi.

Gli attivisti dell’associazione Libera da anni portano avanti l’impegno della memoria non mancando di sottolineare la violenza della camorra e delle dinamiche criminali che caratterizzano la stessa periferia orientale della città. Sono numerose le «stese» di camorra registrate a Napoli Est negli ultimi mesi. L'azione sinergica di forze dell'ordine e magistratura ha prodotto, specie negli ultimi giorni, numerosi arresti di esponenti della camorra.
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