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Libano, economia e basi militari
le priorità Usa per le elezioni 2008

Le richieste a Berlusconi e Veltroni nei cablo di WikiLeaks. "Con il leader Pd andrebbe tutto bene ma con quello di Forza Italia la situazione sarebbe eccellente"

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ROMA - È alla vigilia delle elezioni del 2008 che gli Stati Uniti sottopongono ai due candidati premier la lista con i punti che ritengono strategici per la tutela dei loro interessi. Valutano attentamente le risposte di Veltroni e Berlusconi per decidere quale dei due  leader appoggiare. L'eventuale vittoria di Veltroni viene giudicata "eccellente". Quella di Berlusconi "ancora più eccellente". Dell'Italia e del Cavaliere - siamo ancora sotto l'amministrazione Bush - d'altra parte gli americani hanno un'idea precisa: "Il lento declino economico del Paese ne compromette la capacità di svolgere un ruolo nell'arena internazionale". Ma agli statunitensi poco importa, pensano ai loro interessi. Devono prepararsi all'arrivo di un nuovo governo, lavorare ai fianchi i due candidati e i loro collaboratori. E proprio perché dopo un quindicennio di influenza berlusconiana l'Italia è sempre più ammaccata, l'ambasciatore Usa Ronald Spogli presenta la lista della spesa di George W. Bush. Una dozzina di punti, il conto da pagare per ottenere l'appoggio della Casa Bianca. Iran, Afghanistan, sicurezza energetica e Russia, Iraq, Medio Oriente, Libano e Siria, basi militari, competitività economica, sostegno estero, cambiamenti climatici e collaborazione legislativa. Entrambi i candidati piacciono, ma la preferenza cade su Berlusconi. Poco importa se viene considerato (lo scriverà lo stesso Spogli un anno dopo) un politico che danneggia il suo Paese, ne dà un'immagine "comica" e incarna la peggiore deriva "inefficiente e irresponsabile". La sua debolezza può essere sfruttata per influenzarlo più degli altri. Unico neo: il rapporto personale con Putin, che compromette gli interessi americani ed europei. Ma ci sono anche giudizi su Prodi, D'Alema e sull'Eni. Tutto contenuto in un cablo "segreto" - ottenuto da WikiLeaks, pubblicato in esclusiva da L'espresso e anticipato da Repubblica - che Ronald Spogli invia al Dipartimento di Stato e alla Casa Bianca. È l'11 aprile 2008, antivigilia delle elezioni.

PRODI, D'ALEMA E IL LIBANO
Spogli parla di Prodi, premier uscente: "Le nostre relazioni con il suo governo erano buone, ma quelle con il prossimo governo si annunciano migliori, forse molto migliori". A seconda del vincitore tra Veltroni e Berlusconi. L'esecutivo del Professore, aggiunge Spogli, "in generale seguiva politiche che noi sostenevamo, ma c'era la necessità di fare commenti anti-americani gratuiti per accontentare gli alleati di estrema sinistra" che hanno "ostacolato il governo". Prodi e D'Alema, ministro degli Esteri, sono apprezzati per essere riusciti a convincere l'Europa a intervenire in Libano con Unifil (estate 2006). Ma di D'Alema non piacciono le posizioni su Israele: "L'atteggiamento filo-israeliano di Veltroni potrebbe essere danneggiato se Massimo D'Alema sarà ancora ministro degli Esteri", sottolinea Spogli. Ma se a vincere le elezioni sarà il Cavaliere, un rischio gli americani sentono di correrlo in Libano: "La maggioranza del partito di Berlusconi è contraria al ruolo italiano nell'Unifil essendo stato un progetto del centrosinistra. Nonostante la partecipazione italiana sia stata confermata da Berlusconi, trasmetteremo a lui personalmente il nostro augurio che l'Italia possa portare avanti il suo impegno". Impegno che poi verrà ridotto nel 2010 in cambio di rinforzi in Afghanistan.

SILVIO, VLADIMIR E L'ENI
Per l'ambasciatore di Bush Veltroni e Berlusconi sono due cavalli vincenti "Entrambi filo-americani", scrive, ai quali bisognerà comunque far capire l'importanza "di evitare critiche retoriche dannose". "Le prossime elezioni e il periodo della formazione del governo - spiega nel cable classificato - ci daranno l'opportunità di spingere la nostra agenda con rinnovato vigore". Il perché è presto detto: "Se a sorpresa dovesse vincere Veltroni potremmo fare progressi sulla nostra agenda, faremmo eccellenti progressi se dovesse tornare al potere Berlusconi". Spogli annuncia una serie di incontri con il futuro vincitore i suoi ministri. Successivamente riferirà di avere visto La Russa (rude ma efficace), Frattini (con lui abbiamo rapporti già consolidati), la Gelmini e la Prestigiacomo.

Nonostante sia reputato il candidato migliore, Berlusconi preoccupa l'amministrazione Bush per il sodalizio con Vladimir Putin ("hanno un rapporto personale e di amicizia molto stretto", scrive Spogli). Un timore che emerge chiaramente nel capitolo "Sicurezza energetica e Russia". Se Prodi è stato "riluttante ad affrontare molte questioni che riguardano la Russia a causa della dipendenza energetica", per gli americani sarà fondamentale convincere il prossimo premier a svincolarsi dai giacimenti russi. Ma Berlusconi deluderà Washington che nel 2008 auspicavano che l'Italia assumesse "la leadership europea sostenendo l'esigenza di una politica energetica Ue che affronti il problema della dipendenza verso la Russia". Il Cavaliere farà esattamente l'opposto, appoggiando Mosca contro Bruxelles. Così come non seguirà il consiglio di puntare sulle energie alternative per rendersi indipendente da Mosca, limitando a scommettere (per ora solo a parole) sul nucleare, altra fonte raccomandata da Spogli. D'altra parte sulla Russia gli Usa erano stati messi in guardia da Fini (ai tempi ex ministro degli Esteri e co-fondatore del Pdl). Il quale, in un colloquio riservato, informa Spogli "che a causa di questo rapporto di amicizia tutta la politica russa sarà gestita personalmente da Berlusconi". Un rapporto che continuerà ad insospettire, tanto che Hillary Clinton ordinerà un'indagine per appurare se il legame tra Vladimir e Silvio si basi su interessi privati. Spogli comunque nota che anche Veltroni potrebbe non essere in grado di invertire la rotta con Mosca, nonostante la sua volontà di farlo espressa "in privato".
Nel capitolo Russia entra in gioco anche l'Eni. Spogli si ripromette di spingere il governo a usare la propria influenza per far sì che "metta fine al suo ruolo di testa di ponte di Gazprom" in Europa. Il che, aggiunge, "potrebbe richiedere un cambio di leadership" aziendale (mai avvenuto). L'ambasciatore comunica che cercherà di convincere Eni a "collaborare" a progetti italiani ed europei destinati "a ridurre la dipendenza" dal gas russo.
 
ITALIA DANNOSA IN IRAN
La nostra industria energetica è protagonista anche nel capitolo Iran. Spogli ricorda "il ruolo marginale dell'Italia sin dall'ultimo governo Berlusconi" (escluso dal gruppo di negoziatori internazionali) nella gestione del dossier iraniano. Su Teheran, scrive Spogli, l'Italia "potrebbe avere un ruolo dannoso", a meno che non venga coinvolta nella fase decisionale. Sia con Berlusconi che con Veltroni. Tuttavia, nota, "sarà difficile convincere" Roma ad ignorare i propri interessi energetici in Iran. Anche perché "tra i fornitori di energia scelti dall'Italia alcuni sono ambigui".

KABUL ED ECONOMIA
Per Spogli sull'Afghanistan Berlusconi e Veltroni saranno "più disponibili" del governo Prodi. L'ambasciatore annuncia a Washington pressioni per avere "un approccio più attivo" delle nostre truppe contro gli insorti e per ottenere il loro spostamento nelle zone più pericolose del Paese. Risultati che con Berlusconi porterà a casa. Aggiunge Spogli: "Esprimeremo la nostra contrarietà alle procedure precedenti che riguardavano i pagamenti di protezione e i negoziati per il rilascio di ostaggi". Spogli annuncia che chiederà anche un aumento dell'addestramento della polizia afgana, "campo in cui gli italiani sono eccellenti". Pressioni anche perché l'Italia non abbandoni la ricostruzione dell'Iraq. Altre priorità che Spogli riuscirà a imporre sarà un uso più proficuo delle basi Usa in Italia. Gli americani sono molto preoccupati dal declino economico dell'Italia. Spogli fissa le priorità sulle quali insistere. Una serie di punti che Berlusconi non riuscirà a rispettare, a partire da un incremento della crescita economica (da portare "almeno nella media Ue"). Spogli auspica un mercato del lavoro flessibile, meno burocrazia, una giustizia efficiente, lotta alla corruzione e al crimine organizzato. Punti sui quali Berlusconi da sempre si impegna, ma con scarsi risultati. Per non parlare della richiesta Usa di aumentare i fondi per la ricerca universitaria e lo sviluppo tecnologico.