Esteri

WIKILEAKS 

In Italia gli Usa puntano su Napolitano
"È lui il riferimento morale del Paese" 

I nuovi cablo: "Non riceve dittatori come Berlusconi" 

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"SI capisce chiaramente perché il presidente Napolitano è così tanto considerato nella politica italiana. È serio, un intellettuale, un'eminenza grigia. Un punto di riferimento morale nell'arena politica spesso frastagliata". Il cablo  - uno dei 40 mila di WikiLeaks ottenuti dall'Espresso e da Repubblica  -  è del 4 settembre 2009. Lo scandalo Noemi è esploso da cinque mesi.

Le rivelazioni sulle feste di Silvio Berlusconi stanno appesantendo l'immagine del presidente del consiglio all'estero. E il messaggio che il neo ambasciatore americano David Thorne trasmette al Segretario di Stato, Hillary Clinton, è inequivocabile. Indica il capo dello Stato come l'interlocutore privilegiato.

Anche perché alcune scelte di Palazzo Chigi non convincono affatto la Casa Bianca. E dai dispacci dell'ambasciata Usa emerge un confronto impietoso: mentre il presidente della Repubblica si rifiuta di incontrare il dittatore bielorusso Lukashenko, il governo mantiene i rapporti con Minsk. Se Napolitano evita l'iraniano Ahmadinejad, il Cavaliere è "riluttante" sulle sanzioni contro Teheran. Il presidente della Repubblica è "apprezzato dal centrodestra e dal centrosinistra", il premier è sotto accusa per "gli scandali della sua vita privata". Quando Napolitano spinge a favore di "riforme economiche internazionali" per affrontare la crisi globale dell'economia, il governo italiano offre uno "stimolo modesto alla crescita".

A Washington da pochi mesi è cambiato tutto. E il nuovo vento "obamiano" soffia anche nel Belpaese. L'amministrazione Bush è solo un ricordo. Il presidente del consiglio stenta a costruire un rinnovato feeling con l'"amico Barack". Obama è alla Casa Bianca da nove mesi e Thorne - appena nominato alla legazione di Roma - invia a Washington il resoconto del suo colloquio con il presidente della Repubblica in occasione della presentazione delle credenziali. Il ritratto che ne esce, conferma che con la nuova gestione "l'amico Giorgio" è in cima alla piramide delle amicizie caldeggiate dalla casa Bianca.

Il cablo di Thorne, infatti, è solo l'ultimo di una serie. In vista del G8, quello del luglio 2009 a L'Aquila, le indicazioni fornite da Villa Taverna sono tutte volte ad assegnare a Napolitano un ruolo centrale. Le gerarchie delle preferenze si modificano anche per "la serie di scandalose accuse sulla vita privata" del Cavaliere.
Basta allora leggere il report che il 26 giugno 2009 - proprio alla vigilia del Summit tra i "Grandi" della terra - Elizabeth Dibble, il numero due dell'Ambasciata, spedisce direttamente a Obama ("Mr President, welcome to Rome") in vista di un faccia a faccia con il capo dello Stato italiano. "Napolitano - scrive la feluca - è sostanzialmente rispettato dai partiti di tutto lo spettro politico e la sua reputazione si è rafforzata per come ha gestito la crisi dell'ultimo governo Prodi".

Anche il passato "comunista" non è più un ostacolo e scolorisce in una nota biografica. "Un moderato", "europeista" e con "un forte legame Transatlantico", diventano i tratti distintivi. "Napolitano è stato il primo parlamentare del Pci - ricorda la Dibble alla Casa Bianca - ad essere ricevuto dall'Ambasciata degli Stati Uniti". E questo anche in considerazione del fatto che, dopo la caduta del fascismo, "ha lavorato per le Forze Alleate, imparando un eccellente inglese". Adesso, però, i riflettori di Washington sono puntati soprattutto sulle garanzie che offre dal punto di vista istituzionale. "Vive il suo ruolo al di sopra delle parti ed è un garante della Costituzione". Solo "occasionalmente" entra nella "mischia politica" e solo per "elevare il livello della discussione".

La sua arma è la "moral suasion" che secondo i "nostri contatti riesce ad usare con particolare efficacia".
Il quadro che la numero due della diplomazia Usa in Italia offre ad Obama si arricchisce anche del confronto con il Cavaliere. Senza mai arrivare a giudizi espliciti, nel report emerge dunque una preferenza per il Quirinale rispetto a Palazzo Chigi. E si rimarcano tutte le frizioni tra il capo dello Stato e la maggioranza (la presidenza della Repubblica, al contrario, si trova spesso in sintonia con il presidente della Camera, Gianfranco Fini). Dal caso Englaro, all'immigrazione, dalla giustizia alla politica estera. "Berlusconi - fa notare la diplomatica - rispetta Napolitano, anche se i due vengono da una storia molto differente e non hanno un rapporto stretto". Il premier, certo, ha evitato di sferrare "attacchi anti-comunisti" durante l'elezione del 2006 al Quirinale. Di recente, però, il Colle è stato "oggetto degli attacchi da parte dei berlusconiani" appunto sul "caso Englaro". Viene poi ricordato il "Lodo Alfano", la legge che rende "Berlusconi immune dalle inchieste giudiziarie".

Senza prudenze diplomatiche, poi, i rilievi sulla politica per l'immigrazione. Napolitano ha sottolineato che l'Italia "nonostante la crisi economica deve continuare a seguire le sue leggi e rispettare i valori". Una dichiarazione, avverte la Dibble, "in contrasto come molti leader del centrodestra che hanno creato un falso legame nella pubblica opinione tra criminalità e immigrazione illegale".

Ancora più espliciti gli appunti messi a disposizione della Casa Bianca sulla politica estera. Pur "pragmatico", osserva la "vice-ambasciatrice", Napolitano non rinuncia ai suoi principi e "si è rifiutato di incontrare il primo ministro bielorusso Lukaschenko e il presidente iraniano Ahmadinejad". E contemporaneamente ha collocato l'Italia nel ruolo di "miglior amico di Israele in Europa". Al contrario, il governo italiano sulle sanzioni a Teheran "qualche volta è stato un giocatore riluttante". Non solo. La Dibble fa sapere ad Obama che il presidente italiano gli chiederà un parere sull'opportunità di "accettare un invito per una visita in Siria".

I diplomatici statunitensi, insomma, non fanno nulla per nascondere la sintonia tra "Obama e Giorgio". "In un recente discorso - racconta la Dibble al presidente Usa suggerendo di portare con se il testo di quell'intervento - Napolitano ha definito la sua politica "forte" e "aperta a nuove prospettive"". Non solo: considera - spiega l'ambasciatrice nel cablo allinquilino della casa Bianca - un "capolavoro il suo discorso al Cairo". Ossia l'intervento all'università della capitale egiziana in cui il presidente americano aveva parlato di un "nuovo inizio" nel rapporto tra gli Usa e il mondo islamico.

Ma anche successivamente, nel rapporto inviato a settembre 2009 da Thorne, viene marcata l'"ammirazione" di Napolitano nei confronti di Obama che "ha ricostruito l'immagine americana danneggiata in seguito alle scelte prese dopo l'11 settembre".

Ma, avverte ancora la Dibble nel messaggio di giugno 2009, "Berlusconi non ha ancora un concorrente dentro il suo partito. E la sinistra resta debole e profondamente divisa".