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Visco: banche italiane ben patrimonializzate. Rivedere il…

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il discorso del governatore al forex

Visco: banche italiane ben patrimonializzate. Rivedere il «bail-in»

Le banche italiane sono ben patrimonializzate e non occorrono ulteriori aumenti di capitale, ma qualcosa nel meccanismo di prevenzione delle crisi del sistema finanziario non ha funzionato a dovere e occorre rivedere alcune delle nuove norme sul “bail in” adottate a livello europeo Ha soprattutto due temi a cuore il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco: la solidità del sistema del credito italiano e la possibile correzione di meccanismi che lo stanno penalizzando oltre i demeriti. E li sottolinea a chiare lettere nel consueto intervento al Congresso Assiom Forex.

Guardare avanti e ridurre i costi di struttura delle banche
«Le banche italiane sono ben patrimonializzate», ha affermato Visco questa mattina a Torino, sottolineando i meriti della «azione prudente e pressante della Vigilanza italiana e, da più di un anno, di quella europea». I crediti deteriorati sono infatti «ampiamente coperti da svalutazioni e garanzie», sostiene il Governatore, lasciando intendere che non sono necessari ulteriori aumenti di capitale agli istituti italiani e che occorre quindi guardare avanti, anche perché «la congiuntura favorisce la ripresa della redditività». «È il momento di affrontare e ridurre con decisione i costi di struttura, di porre le basi per una crescita robusta, che andrà a vantaggio delle banche stesse e del sistema economico nel suo complesso».

Avviare la clausola di revisione della Brrd
Ma è rivolta soprattutto a Bruxelles, e ai rappresentanti italiani che siedono nelle sedi istituzionali dell’Unione europea l’appello forse più importante lanciato da Visco. Le nuove norme sul risanamento e sulla risoluzione delle crisi bancarie (Bank recovery and resolution directive, Brrd) contengono «una clausola, da avviare entro giugno 2018», che secondo Visco «è auspicabile che questa occasione sia ora sfruttata, facendo tesoro dell’esperienza, per meglio allineare la disciplina europea», aggiunge Visco. Il riferimento va chiaramente alle norme note come «bail in», appena entrate in vigore, che hanno anche in parte contribuito alle turbolenze sui mercati di gennaio.

Visco ricorda infatti come non si sia tenuto conto, a differenza di quanto sottolineato a più riprese da Bankitalia e Mef, del fatto che un'applicazione immediata e retroattiva dei meccanismi di salvataggio «avrebbe potuto comportare, oltre che un aumento del costo e una rarefazione del credito all'economia, anche rischi per la stabilità finanziaria», anche in relazione con il «trattamento dei creditori in possesso di passività bancarie sottoscritto anni addietro».

«Sarebbe stato preferibile un passaggio graduale e meno traumatico, tale da permettere ai risparmiatori di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime e di orientare le loro scelte di investimento in base al mutato scenario», ha ammesso Visco, ricordando che «un approccio mirato, con l'applicazione del bail-in solo a strumenti provvisti di un'espressa clausola contrattuale e un adeguato periodo transitorio avrebbero consentito alle banche di emettere nuove passività espressamente assoggettabili a tali condizioni».

Sulle 4 banche «abbiamo agito con tempestività»
Non manca, nel discorso al Forex, una difesa a tutto campo dell’operato di Bankitalia nella vicenda delle banche in difficoltà recentemente salvate: nel caso di Banca Etruria, Carichieti, Banca Marche e Cariferrara, come in tutti gli altri casi di crisi bancaria affrontati dalla Vigilanza (circa 100 negli ultimi 15 anni), si è agito «con attenzione e tempestività nel rispetto delle norme esistenti». Non c’erano quindi soluzioni alternative, secondo Visco, «data l’irreversibilità del dissesto e l’emergere di insostenibili tensioni di liquidità». La valutazione particolarmente conservativa delle sofferenze delle banche in questione corrisponde invece «all’approssimazione del valore teorico che avrebbero assunto, in media, nell’ipotesi di una loro immediata cessione sul mercato».

Gli istituti non sono stati salvati con «risorse pubbliche»
I costi del salvataggio «sono stati sopportati, oltre che dai detentori di azioni e obbligazioni subordinate, per la maggior parte dal sistema bancario attraverso il neo-costituito Fondo di Risoluzione» , ha aggiunto il Governatore, tenendo a sottolineare in modo particolare che «non vi sono stati trasferimenti di risorse pubbliche». A questo proposito, Visco ha aggiunto che «tra le iniziative che il sistema bancario italiano deve considerare per contenere i costi di una crisi per i risparmiatori rientra la predisposizione di meccanismi volontari di intervento, aggiuntivi rispetto ai sistemi obbligatori di garanzia dei depositanti». Ilcosto di quest’ultimo meccanismo, che non figurerebbe un aiuto di Stato, sarebbe a carico quindi del sistema bancario, e «sarebbe compensato dai benefici che ne trarrebbero tutti gli intermediari, grazie alla rafforzata fiducia e all’accresciuta stabilità del sistema».

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