ESTERI

Ieri la firma del trattato bilaterale, entro la fine dell'anno referendum e voto
La capitale del nuovo Stato sar� Nuuk, 15mila abitanti e due ristoranti

La lunga marcia della Groenlandia
per la secessione dalla Danimarca

dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI


<B>La lunga marcia della Groenlandia<br>per la secessione dalla Danimarca </B>

La bandiera della Groenlandia

BERLINO - Sta per nascere una nuova nazione, e di fatto sar� il primo Stato eschimese. E una lingua eschimese diventer� ufficiale, lass� tra i ghiacci eterni del grande nord. La Groenlandia, la pi� grande isola del mondo, ha cominciato ieri a scogliere gli ultimi legami con la madrepatria Danimarca, l'ex potenza coloniale. Lentamente, ma nascer� uno Stato vasto come sei Germanie e abitato da appena 57mila persone. Sar� nazione sovrana grazie alle ingenti risorse di petrolio, metalli preziosi e altre materie prime, ma dovr� appoggiarsi a Copenaghen e al resto della Vecchia Europa per formare la sua classe dirigente.

E per la prima volta dal dopo-colonialismo uno Stato europeo perder� il 98 per cento del suo territorio.
La svolta � cominciata ieri, con la firma di un trattato tra il premier conservatore danese, Anders Fogh Rasmussen, e il governatore-premier di Groenlandia, il socialdemocratico Hans Enoksen. Entro fine anno un referendum in Groenlandia e un voto del Parlamento reale danese daranno il responso gi� ora scontato: si andr� step by step verso l'indipendenza e il diritto alla secessione.

I sogni volano alto, anche quando � difficile. Anche quando la capitale del futuro Stato eschimese indipendente, Nuuk, ha s� e no 15mila abitanti, come un grosso villaggio europeo, e appena due ristoranti di lusso, entrambi dipendenti ogni giorno dalle forniture di cibo fresco che arrivano da Copenaghen. Da qualche anno anche il grande mondo globale si � accorto che la Groenlandia esiste. Per caso, grazie a un film, Il senso di Smilla per la neve, storia di una giovane in cerca di identit�. Sulle orme di Smilla, i groenlandesi sono decisi a non mollare, vogliono procedere sulla via indicata dal Trattato: addio a Copenaghen, addio dolce ma senza ritorno.

Siamo appena agli inizi. La Danimarca versa ancora a Nuuk 3 miliardi di corone l'anno, cio� oltre 400 milioni di euro, che fanno 7000 euro per ogni abitante dell'immensa isola dei ghiacci eterni. E cos� la tiene in vita. Gli Airbus cargo della parte danese della Sas, la compagnia aerea scandinava, atterrano ogni giorno in Groenlandia: portano tutto, dalla frutta, alla birra, alle medicine. Gli F16 della Royal Danish Air Force pattugliano ancora i cieli del futuro Stato eschimese, spesso in incontri ravvicinati con i bombardieri atomici Tupolev che Putin ha rimesso in volo di pattuglia armata permanente. Ma da ieri, il divorzio lento � avviato, irreversibile. Ai danesi rester� solo, temporaneamente, la politica estera, come fece Dublino quando si sganci� da Londra.

Petrolio in abbondanza, e altre materie prime, saranno la base della sovranit�, promette Enoksen. "Dobbiamo difendere il diritto di propriet� dei groenlandesi sulle loro risorse", dice il leader socialdemocratico. Ma non � solo questione di soldi, anche di cultura nazionale riscoperta. Spesso troppo diversa da quella europea rappresentata dai danesi. "La caccia, alle foche, ai trichechi, alle balene per noi � parte del quotidiano, mangiare carne di balena o prosciutto di foca � tradizione", spiega all'inviato della Sueddeutsche Zeitung Job Hellmann, cacciatore di professione, nome danese ma lingua eschimese. "Abbiamo inventato noi l'igloo, il kayak, l'eskimo, e ci sentiamo trattati dall'Unione europea e da Copenaghen come barbari. E cosa sono allora gli europei che vengono nelle nostre acque con le loro flotte di pescherecci atlantici e ci tolgono il pane?", chiede polemicamente Kupik Kleist, parlamentare, presidente del Partito per
l'indipendenza, affine alla sinistra radicale.

"Tutto quello che arriva in aereo da Copenaghen qui costa molto pi� che in Danimarca", mugugna Jeppe-Eiving Nielsen, capocuoco del miglior ristorante di Nuuk, "mentre il pesce di qui � cos� fresco che i filetti ancora tremano quando li tagli".

La via verso l'indipendenza sar� dura: troppi poveri, troppo pochi i giovani qualificati per una futura classe dirigente. Ma gi� fanno capolino nuovi gruppi emergenti. Come Bjarke de Renouard, manager: � danese, ha sposato una groenlandese, della lingua locale non capisce una parola "ma - dice - i miei figli la parlano correntemente, sar� la loro identit� domani".

(7 maggio 2008)

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