Indro

Il 22 aprile 1909 nasceva a Fucecchio Indro Montanelli. Un po’ in ritardo vorrei celebrarlo. Non con biografie o colte citazioni ma solo con un’immagine, ed un ricordo personale.

L’immagine è quella del suo studio milanese. Per uno scrittore (e per un artista in generale) lo studio è il mondo dove tutto nasce e tutto diviene. E, qualche volta, dove tutto finisce; ma completata un’opera se ne inizia subito un’altra, e avanti così, se si è benedetti dall’ispirazione e dalla passione creativa, ciclicamente, ad libitum.

Il ricordo che voglio dedicargli è piccolo e insignificante, ma è mio, e mi è caro. Non conoscevo la bellezza stilistica dello scrivere finché non ho cominciato a leggere i suoi articoli prima su Il Giornale, poi su La Voce, scoprendo un mondo (anzi, il mondo, quello reale, quello sociale e politico) dietro alle parole. Ci sono sicuramente libri, fin dalla mia infanzia, che hanno inciso assai più drammaticamente nella decisione di dedicarmi (con alterne fortune) alla scrittura, ma l’accuratezza della forma, la gioia certosina di utilizzare un accento acuto o grave al posto giusto, quello lo devo solo a Montanelli. Piccoli dettagli insignificanti, penseranno probabilmente in molti, orpelli antiquati e aristocratici, sopratutto oggi che la frenetica esistenza dell’editoria online, in tempo reale, tollera e anzi alimenta una selva incolta di refusi e orrori grammaticali.

Si dice che Dio (o il diavolo, a secondo del punto di vista) sia nei dettagli: e i dettagli non sono mai orpelli inutili. Per chi riesce a vederli, a interpretarli, i dettagli sono una stele di rosetta rivelatrice di parole non dette, nascoste tra le righe. E in tempi feroci come questi, dove le parole vengono separate dal loro significato e poi mischiate con la destrezza di un baro di professione, è nei dettagli che si rivela il trucco del prestigiatore, l’illusione ottica che ci nega la mano vincente.

Sento immensamente la mancanza di un archeologo della memoria storica (nella sostanza ma anche nella forma) com’era Montanelli e poca consolazione mi reca il fatto ch’egli abbia lasciato degli eredi di cui sarebbe certamente andato fiero. Il mondo è cambiato, come sempre accade, ma il suo posto è rimasto vuoto. Non è vero quel che si dice, che tutti sono utili ma nessuno è indispensabile: te ne accorgi sempre tardi, quando a lasciarti è proprio quell’unico, insostituibile nessuno.

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