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Guai all'auto, avversari più veloci
così Vettel ha perduto il sorriso

La Red Bull è indietro, Webber vola e il tedesco, due volte campione del mondo, da pilota spavaldo e felice è diventato astioso e infantile. E accusa Karthikeyan: "Un idiota in pista"  di MARCO MENSURATI

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UN CONTO è vincere i campionati del mondo, un altro è essere campioni. Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio, dia un'occhiata a quello che sta succedendo a Sebastian Vettel in questi giorni. A fine novembre, il giovane Seb ha vinto il secondo mondiale consecutivo, strapazzando record decennali e facendo parlare di sé il mondo intero.

Olimpico, ha passato l'inverno a posare per le copertine delle principali riviste, mostrando al fotografo il suo dito indice, quello che amava sventolare davanti agli avversari, alcuni dei quali, come il suo compagno di squadra Mark Webber, impazzivano dalla rabbia. La vita, si leggeva nel suo sguardo, in quelle foto, è una corsa splendida, e il sono il più veloce.

E fin qui nulla da dire. Poi però la vita, come capita spesso, anche ai più veloci, ha rallentato di colpo. E Sebastian si è ritrovato fermo inchiodato. La sua scuderia, la Red Bull, per il primo anno non è riuscita a dargli la macchina più veloce della griglia e lui l'ha presa male. Troppo male.

Subito dopo le qualifiche del primo gp, in Australia (momento drammatico perché lì si capisce che aria tirerà per tutto l'anno), è sceso dalla macchina e ha risposto male ai giornalisti, gli stessi che l'anno prima coccolava e chiamava per nome - quando non addirittura "mate", in inglese, compagno, amico - in conferenza stampa. Poi, l'indomani, dopo la gara, superato non solo dai rivali ma anche da Webber (quello che impazziva per l'indice), ha insistito: "Non capisco le vostre domande, ma che dite?".

In realtà era solo l'inizio del processo di trasformazione, o meglio di riduzione: il ragazzino campione che senza la macchina più veloce sotto il sedere stava per tornare ad essere solo un ragazzino. Processo che si è compiuto domenica in pista a Sepang. Quando di nuovo dietro ai suoi principali rivali (era quarto) a dieci giri dalla fine, Sebastian si è trovato di fronte alla Hrt di Karthikeyan. Un doppiaggio, come altri centomila gliene sono capitati in questi anni di dominio.

Il pilota indiano stavolta non è riuscito a "scomparire" dalla pista e Vettel il quale lo ha centrato in pieno. Quello che conta però non è tanto la dinamica dell'incidente (forse più colpa di Karthikeyan che di Vettel, anche se nel paddock in molti non sono d'accordo), quanto le parole che sono volate dopo. Perché sceso dalla macchina il tedesco, finito 11esimo, ha subito attaccato definendo il collega, "un cetriolo" "che fa un mestiere che non è il suo". Quello, un po' mortificato non ha reagito, pensando che Vettel avesse parlato a "caldo". E invece no, perché "a freddo" ha insistito: "Così come in strada capita di trovare certi idioti che stanno in mezzo così a me è capitato di trovarne uno in pista".

Karthikeyan a quel punto è sbottato lamentandosi di come certi piloti (non ha nominato Vettel) "facciano i prepotenti" con quelli delle ultime posizioni. Al suo fianco sono subito intervenuti altri piloti (Di Resta e Hulkenberg) e a modo suo anche Jenson Button, la cui gara in Malesia era stata rovinata proprio da un incidente con Kathikeyan, durante un doppiaggio: "E' stata colpa mia, e basta. Ho fatto un errore talmente grande che se ci ripenso non posso che mettermi a ridere", ha dichiarato l'inglese certificando così la vera sconfitta di Vettel, cui del campione, oggi, rimangono solo le coppe.
 
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