Osceno. Estremo. Pornolalico. Spietato. Malato.

Antonio Moresco pubblica, dopo una serie infinita di rifiuti, il suo "Canti Del Caos", una trilogia (ad oggi incompiuta), una biografia della mente, un romanzo esploso in un caleidoscopio di rabbia, sporcizia e cattiveria, una discesa nella depravazione.

La cosmogonia di Moresco si popola di esseri borderline, di creature improbabili: uno scrittore, un softwarista, un copy e un art, stupratori di donne incinte, esseri metaforici (l'uomo che calpesta le merde, la donna con le stampelle profumate, stilisti malati, ragazze con l'acne e con mestruazioni infinite, ginecologi spastici, investitori e stupratori di donne incinte) che agiscono su più livelli, da un piano materiale a intersezioni con un videogioco che man mano diventa sempre più reale. Lo scrittore sprofonda in una spirale di violenze sempre più estreme, fra snuff movies, bondage e parodie di spy stories e trasforma la storia da una sorta di depravata "recherche" (la prima parte) e in uno spietato ritratto dell'Universo, trattato come un bene di consumo (la seconda parte).

La prima parte, quindi, si addentra nei meandri oscuri del comportamento, nella pornografia estrema dei set cinematografici ("Piccoli corpi che nessuno ha mai visto in faccia, completamente bendati, da cui spuntano solo genitali bambini e piccoli buchi del culo privi di peli, scuoiati, martoriati") simili a mattatoi dove viene lacerata sia la carne che la mente, sia dei protagonisti che dei lettori in un'orgia di sangue, escrementi e deiezioni: un mondo fatto di creature terribili in costante lotta contro loro stesse per affermare la propria identità e uscire dal grigio dello sfondo per incendiarsi e incendiare, per lottare e auto-affermarsi anche attraverso la negazione di ogni regola sociale e umana. Uomini e donne come macchine del desiderio, completamente e assolutamente abbandonate ad esso come un atto radicalmente rivoluzionario.

La seconda parte, invece, si sposta verso un'ancora più feroce ed estrema critica al potere, con la missione di alcune dei personaggi della prima parte, i pubblicitari, che vengono ingaggiati dal cliente più importante (Dio) per la mission più difficile, vendere il pianeta Terra. La campagna pubblicitaria verterà sul nuovo Avvento sulla nascita di un nuovo Messia ("[...] solo questa immagine, infine, per sempre, tutti a fissare alla fine solo quel taglio nella bolla del video, in tutto il pianeta, trasmessa nello spazio da tutti i ripetitori [...] un'immagine da trasmettere per sempre, solo questo, per sempre, a inquadratura fissa, progressivamente su tutte le televisioni del mondo, su tutti i canali, inglobando a poco a poco tutte le altre trasmissioni, tutte le altre [...]". Il filo conduttore è ancora la lotta a un sistema che da esterno, reticolare e globale, si introietta all'interno dei corpi, squarcia addomi, si fa oscenamente strada attraverso la fisicità dei protagonisti, "visita i citoplasmi", connettendo tutto l'esistente con se stesso, copulando con la realtà esterna per clonarsi all'interno degli organismi, divenendo organismo esso stesso e riproducendosi incessantemente.

Moresco scrive con una prosa eccessiva, ridondante, ma funzionale al tipo di materia trattata. Difficile ed estenuante. Le parole di Moresco si insinuano nella testa dei lettori, sconvolgono e colpiscono. Costringe a lottare (ancora) con se stessi, perchè in "Canti del Caos" anche il lettore è parte della Storia, in una pornoermeneutica che si svolge in scenari oramai irrimedibilmente compromessi, suggerendo la non-esistenza di uno spazio puro per la critica, ma solo della possibilità di operare (inteso come agire ma anche in senso medico/chirurgico) dall'interno totalizzante del tumore sociale e organico: siamo tutti all'interno di un tessuto malato, siamo noi stessi malati e l'unica azione possibile è incendiare il tessuto stesso e (auto)distruggere l'esistente.

"Ho saltato il fosso, ho scavalcato il tempo. Ho accettato la sfida, l'ho provocata. Attraverserò cruerentemente il campo nemico facendogli credere chissà cosa per poi trascinarli tutti quanti fin dove ci porterà questo sogno non ancora sognato, questo agguato", "sono il visitatore dei citoplasmi, l'ospite che entra nelle case in punte di piedi e che le lascia in fiamme. Io sono lo sposo di molte spose ma che non ha una sposa. Sono l'uomo che apre le pance, che fa scoppiare i libri".

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