A 4 anni dalla liberalizzazione del wifi

GS mi ha fatto un bel regalo mandandomi i riferimenti di questo video!. Grazie!

Io rappresentavo AIIP ed ero seduto al lato destro del Ministro; sul lato sinistro, inquadrato a lungo in primo piano, c'era il grande Gianluca, vero propugnatore all'interno del ministero ed estensore del provvedimento di liberalizzazione del wifi in Italia. Alla sua sinistra si intravede anche Matteo Fici, allora presidente di Assoprovider.

Purtroppo le norme non sono sufficienti a cambiare il mondo, come si legge in questa mail che ho ricevuto.

Caro Stefano,
ti avevo scritto sei mesi fa per descriverti la sorpresa di trovarsi a Tallinn ed entrare in una cultura "wireless".
Ora che il mio master prosegue, nel terzo semestre a Parma, devo purtroppo confermare la differenza di mentalità che ci separa ormai dal resto del mondo.
Ne ho parlato anche qui.
I miei compagni (20 ragazzi e ragazze da 16 parti del mondo) si trovano ora nello studentato del campus universitario di Parma.
Camere ultra nuove, forno a microonde e condizionatore in camera, ma niente internet.
Niente wifi, niente presa del telefono.
La wireless del campus ovviamente non arriva fino a lì, e i miei amici sono davvero frustrati.
Vorrei ricordare che, quando sei all'estero, Internet è davvero vitale.
Internet è casa, è il contatto con la tua famiglia, con tua moglie e con tuo figlio di 2 anni.
Che magari puoi chiamare solo alle 11 di sera per la differenza di fuso orario.
E' il lugo del riposo, delle notizie di casa tua, nella tua lingua, il luogo della tua cultura, della testa che si riposa dall'inglese, dei film che ti fanno dimenticare la burocrazia e la questura italiana.
Drammatizzo, ma bisognerebbe spiegare a chi di dovere che non si parla solo di porno, pirateria e facebook.
 
Ci sono alternative, ovviamente: tutti si sono comprati una Internet Key USB e pagano quello che devono pagare.
Ma lo scandalo di uno studentato che non preveda internet ma un condizionatore in ogni camera rimane (450 euro per una singola e 350 per una doppia, vorrei precisare).

Ovvio che ci sono altri e ben più gravi problemi.
Ma dispiace riconfermare i propri pregiudizi verso la cultura di casa propria, una cultura che ignora le due famose dimenticate I berlusconiane: Inglese e Internet.
Dubito che molti miei compagni torneranno qui, se non per mangiarsi una pizza decente e fare foto a Venezia.

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2 thoughts on “A 4 anni dalla liberalizzazione del wifi”

  1. Ma come pretendevi che uno studente di ing di Porto Labirra facesse una rete wireless senza la birra!? Io, mentre tu parlavi, ne facevo una senza birra a Montecompatri (dove non facciamo birra, ma storicamente facciamo il vino dei papi… nel ‘600, mi pare, ce n’era uno che a S. Pietro voleva solo quello del monastero qui sopra… monastero oggi invece dedito al gozzoviglio; non hanno motivo di fare il vino, grazie ai soldi che lo stato italiano gli da’ per tenere delle segretissime antenne dei segretissimi servizi segreti italiani). In verita’ in quel periodo mi producevo pure la birra (facemmo una birra ambra amarognola al castagno, da 20 cent/litro, che faceva impressione); ma quella e’ un’altra storia.
    E ho dovuto mollare perche’ i miei coetanei erano troppo egoisti. Pensa che ci incastrammo quando la mattina seguente all’ennesima discussione sul QoS, da bravo BOFH misi due righe di ipchains sul router a monte dell’unico nodo con La Wan… e svegliandosi, dopo il caffe’, andando a scaricare la posta o navigando, si ritrovarono un testo da me scritto nottetempo in cui gli si imputavano tutti i loro egoismi: il dipendente Vodafone (ie: con cellulare aziendale gratuito senza limiti di traffico) che non voleva il QoS perche’ gli interessava solo scaricare dal mulo; l’architetto border-line (a cui la bolletta la paga mamma) che non voleva il QoS perche’ gli interessava solo scaricare dal mulo; l’ing. tlc che non voleva una rete ad-hoc paesana perche’ voleva solo avere la connessione ad Internet ad una frazione del costo dell’adsl quindi gli bastava un wds da 10 nodi… questo fu il piu’ stronzo di tutti… convoco’ una riunione senza di me convincendo gli altri (non ci voleva molto, erano gia’ conformi di loro; lui non valeva niente come tecnico di rete, ma aveva la laurea da 6 mesi! Formalmente cioe’ era l’unico accreditato come competente) che il QoS non era necessario perche’ era convinto che non si potesse implementare (ie: che era inutile limitare a 4mbit/s tutti i link per assicurarsi la qualita’ di servizio anche sotto la neve e le bombe a mano, e poter cosi’ estendere la rete al resto del paese; e del Paese).
    Ultimamente invece un dirigente del PD locale mi ha proposto di fare una associazione con dei finanziamenti pubblici… ma quando gli ho detto di fare una rete wireless (in realta’ una multiutility) ha glissato… non ne comprendono il valore. E questo (stranamente) ha 30 anni eh (umanamente e’ una persona fantastica). Non e’ una catartide. Mi fanno una rabbia… sono nella posizione del fare (ie: hanno massa critica)… hanno i soldi (ie: finanziamenti pubblici)… ma non comprendono il valore economico di una rete informatica distribuita.

  2. Ciao Stefano, volevo semplicemente indicare che con l’Università di Parma stiamo realizzando progetti di radiocopertura di diverse sedi (distaccate dal campus). Non so dire se tra queste è già presente lo studentato, però questo può far sperare l’amico che ti scrive la mail di essere prima o poi coperto, direi.. 🙂

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